Profumo celestiale, piacere per gli occhi e per il palato, un sacco di amici visti e rivisti dopo tanto tempo. Fare la giurata al 5° World Pesto Championship è stata una bellissima esperienza. Per chi è curioso, ecco le sei cose che mi porto via da questa giornata. E se non c’eravate, qui c’è il mio Storify.
1) Come si valuta il pesto Al di là dei gusti personali, ecco i criteri oggettivi da applicare quando si assaggia un pesto fatto al mortaio
2) Il pesto è una tecnica, non una ricetta lo sapevo già perché quando parla Roberto Panizza lo sto a sentire attentamente, e lui lo ripete spesso. Ma ieri ne ho avuto la prova: cento concorrenti, non c’erano due pesto (due pesti? Qual è il plurale più corretto?) uguali per colore, consistenza, equilibrio degli ingredienti.
3) Il pesto è trasversale donne e uomini, giovani come il più giovane (18 anni, ma c’erano anche tanti ventenni e trentenni) e anziani come la magnifica trionfatrice, Alfonsina Trucco. Prego notare il mortaio di famiglia, che si passano di generazione in generazione e, si dice, ha fatto il pesto per Garibaldi (in preparazione nuove targhe, oltre a quelle Garibaldi ha dormito qui, avremo Garibaldi ha mangiato il pesto qui).
Mia domanda ad Alfonsina: “Da quanti anni fa il pesto?” “Beh, ne ho 85, quindi sono 75 anni che lo faccio.” Imbattibile, anche solo per quello.
4) Il pesto non è cosa solo da liguri Vero, i 10 finalisti erano tutti liguri (il più foresto vive a Monza, ma è nato a Genova), però è un caso. Nelle ultime edizioni hanno vinto spesso gli stranieri (vi immaginate i mugugni dei locali?) e quest’anno ad arrivare fuori dall’Italia erano in 23.
5) Il pesto attira le folle circa 2.000 persone ieri sono passate dalla magnifica sala del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale.
6) Fare il pesto è complicato Come tutte le ricette con pochi ingredienti, è fintamente semplice. In realtà, quando devi bilanciare così attentamente i sapori, la difficoltà è dietro l’angolo. Mi ha confermato Ivano Ricchebono, chef stellato di The Cook a Nervi e anche lui in giuria (foto a lato): “Non c’è un segreto per fare un buon pesto. L’unico segreto è l’equilibrio dei sapori”, hai detto niente. Nella prima batteria dei semifinalisti ho assaggiato dieci pesto (pesti?), molti dei quali erano sbilanciati: troppo aglio, troppo sale, troppo formaggio, troppo olio. E se qualche imperfezione sulla consistenza e sulla finezza della macinatura con il pestello possono essere trascurabili, un pesto troppo agliato o salato non si perdona.
Se volete partecipare, preparatevi: la prossima edizione è fra due anni, ma fra pochi giorni già iniziano le qualificazioni. Tutte le info qui.