All’Internet Festival di Pisa, dove sono andata molto volentieri perché era la prima volta e perché ho trovato una città deliziosa (sì, la conoscevo quasi solo per la Torre. Chiedo venia), ho avuto l’occasione di presentare tre libri molto diversi tra loro, soprattutto perché arrivano (sono stati scoperti, hanno avuto origine) da tre piattaforme diverse. Il che mi ha permesso una riflessione, anche con gli autori e con il pubblico, dei cambiamenti nel modo in cui le storie oggi arrivano, spesso prima ai lettori e poi agli editori. E fortunatamente continuano a essere raccontate, continuano a essere lette. Il mio racconto e tre lezioni apprese, che non fanno mai male.
Dal blog al libro
Il primo libro, dunque, arriva dal blog. Fai uno squillo quando arrivi di Stella Pulpo, aka Memorie di una vagina, è arrivato alla carta nel più tradizionale (per gli autori digitali) dei percorsi: dal blog, appunto e da una community di lettori che poteva assicurare, almeno nelle intenzioni dell’editore, una base di acquirenti in libreria. Modalità ormai nota: se non ricordo male, il primo caso (uno dei primi?) in Italia fu La ballata delle prugne secche di Pulsatilla, correva l’anno 2006. La modalità dal blog al libro “di carta” è quindi ben nota, anzi oggi suona quasi obsoleta.
Lezione n°1, dedicata soprattutto a noi internettiani della prima ora, quelli che Internet la facevano quando suonava nelle cantine: non è detto che se è una cosa è vista e stravista per noi, lo sia per tutti. Non è detto che, a causa dell’avvento del social web, una piattaforma come il blog abbia già dato tutto ciò che poteva dare.
Stella Pulpo, trentenne, ha aperto il blog “solo” cinque anni fa, ha raccontato delle storie, ha fatto suoi temi che evidentemente toccano molti: la dicotomia nord-sud, raccontando la vita di una ragazza di Taranto che viene a vivere e lavorare a Milano, odiata-amata; la difficoltà delle relazioni sentimentali in epoca di Tinder e incontri usa getta (“Quando hai troppa scelta, troppe possibilità, poi alla fine non scegli più”, mi ha detto); infine, come si sopravvive alla fine di un amore, argomento sul quale nessuno può dirsi insensibile. La difficoltà e la paura maggiori? “Cimentarsi per la prima volta con un testo lungo, strutturato, con dei personaggi da far vivere ben oltre un post. E la paura di cambiare stile, allontanarsi troppo dal blog, scrivere in modo ingessato.” Cosa che, almeno in questo primo romanzo non è successa perché è molto vicino per temi e stile alle Memorie che hanno dato a Stella notorietà. Il futuro? “Vorrei continuare a scrivere”.
Da YouTube al libro
Il secondo libro arriva da YouTube. Ma anche da Musical.ly. E qui faccio una doverosa premessa. Sono fuori target per il fenomeno degli youtuber. Ho dovuto studiare (e chiedere l’aiuto di mia figlia), e studiare è sempre una cosa bella e interessante. Con Luciano Spinelli, che per Rizzoli ha pubblicato Insieme. Il mio diario nelle vostre mani, siamo a livelli di fanatismo. Di idolatria.
Sì, ho scoperto un mondo che non credevo esistesse. Ragazzine in fila davanti al teatro Verdi di Pisa dalle 8 del mattino. Per un evento che sarebbe iniziato alle 14. “Lo sapete che dovete stare qui sei ore, vero?” chiedo, incrociando lo sguardo scoraggiato di nonni e genitori. “Sì, ma noi vogliamo la prima fila”. Sia chiaro, io volevo scappare di casa per andare a Sanremo a vedere i Duran Duran nel 1986, non è che faccio quella che non capisce il fanatismo adolescenziale. Solo, non avevo colto l’importanza di questi nuovi idoli, l’entità del fenomeno.
Insomma Luciano, 17 anni, fa numeri incredibili: 300 mila fan su Youtube, 1 milione e 100 mila su Musical.ly e 564 mila su Instagram, cifre già sicuramente approssimate per difetto. Ha riempito il Verdi (dall’organizzazione mi hanno detto “800 ragazzine, forse più”) con un pubblico adorante che mi ha fatto faticare non poco per presentare il libro e intervistarlo, visto che a ogni cenno, a ogni sorriso erano urli e lacrime. È un ragazzo gentile, educatissimo, notevolmente spigliato, sì, anche se sostiene di essere timido e di essersi liberato grazie alla videocamera. Ha il grande talento della semplicità: nei suoi video racconta ciò che fa a scuola, lo shopping, le uscite, quello che pensa, quanto ama il Natale. E ha il talento del montaggio: parla a ruota libera, ma poi i video li cesella con ore di lavoro notturno “e mia madre che mi dice di dormire”. Quando gli chiedo “Perché questo successo è arrivato a te e non a uno dei tanti altri ragazzini che raccontano la loro vita quotidiana?”, mi risponde che anche lui se lo è chiesto molte volte e che forse il segreto è essere sempre stato se stesso, senza filtri. Luciano legge: Il piccolo principe è il suo libro feticcio (le sue ammiratrici si chiamano ‘volpine’), a seguire la saga di Harry Potter che adesso sta rileggendo in inglese “perché imparare le lingue e viaggiare sono due grandi sogni”. L’altro è studiare recitazione e diventare un attore. Luciano, forse per la sua ipersensibilità e l’amore per la lettura e scrittura, è stato bullizzato ed emarginato, e oggi racconta di come ne è uscito (e il suo impegno anti bullismo è, a mio parere, estremamente efficace, data la vicinanza con potenziali altre vittime): “Ne ho parlato con i miei genitori. Ho commesso l’errore di tacere, all’inizio, per non farli stare male. Sbagliavo. Il mio consiglio è parlarne subito in famiglia: tutto si può risolvere. Il secondo trucco? Crescendo, ho imparato a fregarmene. Io sono così, se a qualcun non piace, vado avanti per la mia strada”. Il libro è un diario ricco di foto di famiglia, versi di canzoni, citazioni e piccoli racconti. Un prodotto perfetto per le “volpine” (e due ore di firma copie alla fine dell’intervista).
Lezione n° 2 Se siamo snob (ed è lecito), il rischio che corriamo è quello di non capire. Un fenomeno, una tendenza, il mondo in cui viviamo, il mondo in cui crescono i nostri figli.
Da Wattpad al libro
Wattpad è una piattaforma di scrittura e lettura condivisa. 60 milioni di utenti nel mondo, circa due milioni in Italia, l’80% giovanissimi, l’85% da mobile. Su Wattpad è nato il fenomeno Anna Todd e la sua serie After: 15 milioni di copie, pubblicato in 30 lingue, bestseller in Italia, Germania, Francia e Spagna (vedi alla voce: i giovani non leggono, detta da chi pensa che leggere significhi solo e soltanto sfogliare un libro di carta).
Sabrina Efionayi è nata nel 1999 a Castelvolturno. È diventata famosa su Wattpad come Sabrynex quando non aveva ancora 15 anni: più di due milioni di lettori, innumerovoli commenti e suggerimenti sulla trama, capitoli e capitoli macinati per il suo Over, un’overdose di te l’hanno fatta notare e pubblicare su carta. A Pisa presentava il suo terzo (!) romanzo, #TBT. Indietro non si torna, il primo “scritto direttamente per la carta”, senza il passaggio da Wattpad. Sabrina, nigeriana, è brillante, simpatica, intelligente e bella. Ottima studentessa, impegnata sul territorio (un territorio certo non facile), attenta a ciò che la circonda, sembra nata per smontare i cliché sui giovanidoggi. Aggiungo che è una forte lettrice (“Scrivo solo perché ho sempre letto moltissimo”), dai gusti eclettici: romanzi rosa come i suoi, sì, ma anche Bukowski, e che parla un italiano dalla correttezza commovente, con tutti i congiuntivi a posto. Anche lei scrive di notte (che bella questa notte che è ancora rifugio dei giovanissimi, porta chiusa, silenzio e segreti custoditi), ama fare la prima “scaletta” e tratteggiare i personaggi con carta e penna, su un quadernone ricoperto in velluto, poi solo in un secondo momento passa al computer. “Ne ho rotti due, perché scrivo dal letto, scomoda, li distruggo!”. Scrivendo #TBT ha avuto un timore: “Per la prima volta non avevo più il feedback, i commenti, l’incoraggiamento dei miei lettori su Wattpad; ero solo io e la pagina bianca. È stato difficile, il confronto mi è mancato, ma sono cresciuta”. Da grande Sabrina vuole scrivere: quest’anno si studia che c’è la maturità e bisogna pensare alla scelta dell’università; ma c’è anche in ballo un progetto su testi di Saviano “Perché voglio capire e scrivere di più del territorio in cui vivo.”
Lezione n° 3, la adatto da una frase illuminante che mi ha detto il sociologo Nathan Jurgenson durante un’intervista: qualsiasi idea abbiate dei giovani, corrisponde alla vostra idea dei giovani e non a come sono loro davvero.