Uno dei tanti miti che girano intorno a Google – mito verissimo, però – è quello del “20% del tempo”. Ogni dipendente è incoraggiato a dedicare il 20% del suo tempo lavorativo a uno o più progetti personali, che siano però in qualche modo correlati a Google. Così facendo, si stimolano la creatività e la libertà di pensiero di chi lavora, senza soffocarlo e farlo sentire continuamente controllato – il che non vuol dire che non vengano monitorati i suoi risultati per il restante 80%, al contrario. E spesso, molte idee nate così – nel tempo lavorativo ma libero – diventano progetti aziendali. Io stessa, pur avendo un contratto di fellowship per un solo anno, sono stata da subito fortemente incoraggiata a pensare e proporre soluzioni e idee alternative. Purtroppo, non ho mai riscontrato un’attitudine del genere in un’azienda italiana, ma non ne ho cambiate moltissime, forse sono stata sfortunata io.
In ogni caso, il concetto del “20% del tempo” mi sembrava l’introduzione migliore per parlare di Insolitus, il nuovo progetto dell’Abbazia di Novacella, storica e bellissima realtà vitivinicola dell’Alta Valle Isarco, presentato in anteprima a degustatori e giornalisti attraverso una degustazione digitale. Tra le proposte già ben note dell’Abbazia – una linea Classica e una superiore, la Praepositus – Insolitus irrompe come spazio di sperimentazione, innovazione e anche gioco, guidato dall’enologo Celestino Lucin e dal direttore vendite Werner Waldboth, in un’atmosfera che s’intuisce di grande libertà e fiducia reciproca.
Tre vini, pensati, concepiti e creati negli ultimi 5 anni, che vogliono dire investimento, creatività e voglia di continuare a crescere, di uscire dal mortale solco del si fa così perché si è sempre fatto così.
Tre vini che per l’esiguità della produzione (1350 bottiglie per Ohm Bronner 2019, 1700 bottiglie per Quota Pinot Bianco 2018 e 1500 bottiglie per Hora Orange Wine) si rivolgono esclusivamente al canale HoReCa. e che forse resteranno una sperimentazione, forse entreranno in una delle due linee base. Quello che è certo è che il progetto Insolitus resterà uno spazio libero di prova, e credo sia questa la novità più importante e più bella da raccontare. Insieme ai vini, certo, che esprimono altrettanti aspetti del territorio, ma dove il territorio si fonde con la tecnica, che hanno in comune il basso grado alcolico (12), la bevibilità e, notazione mia, tre etichette davvero bellissime. Ecco le mie impressioni dopo la degustazione guidata da Pierluigi Gorgoni, degustatore, esperto dell’Alto Adige, scrittore e critico enogastronomico.
OHM è una bellissima espressione di Bronner, vitigno PIWI (acronimo di pilzwiderstandfähige, vitigni resistenti alle malattie fungine). Siamo a Marklhof, Appiano, a 400 metri di altitudine, con una vigna giovane di appena tre anni esposta a ovest. Un vino freschissimo, che fa tutto acciaio (6 mesi di maturazione più uno di bottiglia). Qui arrivano gli agrumi in tutte le sue declinazioni, dall’arancia al cedro al lime, fino alla scorza e al fiore, su un delicato fondo di fiori bianchi. Non ho grande esperienza di Bronner, ma per quel che ho assaggiato, questo mi è sembrato una grande espressione del vitigno.
QUOTA è un profumatissimo, sorprendente Pinot Bianco del 2018 raccolto a 650 metri, zona di Novacella, barricato per 12 mesi (barriques nuove per un terzo) e affinato in bottiglia per altri 6. Anche qui parliamo di vigne giovani, 3 anni, esposizione sud-ovest. Notazione tecnica anche se triste: fino a pochi anni fa, ci si poteva sognare un Pinot Bianco a questa quota, appunto. Ma con il cambiamento climatico e il riscaldamento globale, bisognerà pensare sempre più ai vitigni d’altura, così pare. Al naso è avvolgente e dolce di miele di tiglio e d’acacia; cremoso e rotondo , equilibrati al gusto da una grande freschezza, da un tocco croccante e dagli aromi di fieno ed erbe. Finale sapido e lungo, un vino dove il legno è perfettamente equilibrato. Ha già molto da dire ma fra qualche anno a mio parere sarà sublime.
HORA è un orange wine – dal bel color oro antico, in verità – creato da Sylvaner del 2015, zona Novacella, altitudine 720 metri. Il vigneto è qui più anziano (15 anni) ed esposto a sud e la vendemmia è stata tardiva, a metà ottobre 2015. Dei tre, questo è il vino dove la tipicità del territorio, che pur rimane viva, cede più terreno a favore della tecnica di vinificazione. Fermentato sulle bucce per 10 giorni, poi maturato per 24 mesi in botte grande e per 18 mesi in barrique, infine affinato per altri 12 mesi in bottiglia. Inizialmente ancora un po’ chiuso al naso, sicuramente da versare con grande anticipo e ossigenare con cura, si apre poi su un ventaglio di fiori, erbe e spezie. Avvolgente e morbido all’assaggio, mantiene però la tensione tipica dei vini di Novacella e rivela la maestria della sperimentazione, non facile e non scontata.
Per chiudere: incuriosita dal Bronner, ammirata per il Sylvaner, cuore che batte per il Pinot Bianco. Bravi!