Ci siamo. Forse. Incrociando tutto l’incrociabile, se i dati continuano a essere buoni, il 3 giugno verrà finalmente alzata la barriera che ha separato le regioni, e potremo ricominciare a muoverci liberamente. Un sollievo per il mondo del vino, che sta fronteggiando una delle crisi più grandi di sempre. Perché è vero che, come abbiamo già notato, questa emergenza ha spinto cantine e produttori finora restii a una rapida digitalizzazione per mostrare, almeno da lontano, cantine e vigneti. O per condurre degustazioni a distanza. Ma è altrettanto vero che il vino non può prescindere dall’aspetto conviviale, sociale, e che la bellezza di viaggiare alla scoperta di luoghi e terroir non può essere paragonata a una video degustazione su Zoom. Roberta Milano, esperta di turismo e da sempre molto attenta alla comunicazione, soprattutto digitale, segnala oggi due articoli interessanti. Il primo riporta l’opinione tutto sommato confortante di James Suckling che nota come il consumo di vino non si sia mai fermato durante l’emergenza Covid-19 (anzi, nel caso dell’ecommerce sia incrementato) e che ripartirà con il direct-to-consumer, dove la comunicazione diventerà fondamentale. Il secondo parla di turismo del vino e la citazione di Robin Back, Professor at Rosen College of Hospitality Management in Florida, mi trova molto d’accordo perché da tempo sostengo la necessità di una comunicazione del vino più immediata, meno rigida e paludata, che non faccia sentire il consumatore un idiota ma lo accompagni nella scelta e nella conoscenza (caratteristiche che non a caso sono la cifra del successo dei giovani wine influencer italiani oggi):
So often the wine industry is its own worst enemy in making wine an intimidating topic and we do need to bring it back down to earth for the average consumer.
Quindi, con il fiato sospeso in attesa di quel 3 giugno per sapere se effettivamente i confini che blindano le regioni italiane saranno cancellati, ecco qualche consiglio tratto dal mio Social Media Wine per ripartire nel migliore dei modi.
Fai l’assessment ai tuoi canali social (e al sito)
Foto profilo, logo, cover, informazioni di contatto: prima ancora dei contenuti, preoccupati di avere una presenza social chiara e che rispecchi ciò che fai. Scrivi ovunque le modalità di visita in cantina, i costi, come prenotare, la durata. Non dimenticando, oggi, la parte relativa alla sicurezza e alla sanificazione dei locali. Parti sempre dal sito, che è casa tua: non aver paura di informare “troppo”. Guarda ad esempio quante volte questo produttore spagnolo ricorda sul sito che è possibile prenotare visite in cantina:
Crea uno script
Il solito giro della cantina non basta più. Spesso – ammettiamolo – è noioso, già sentito, troppo lungo e troppo tecnico. Lavora invece sulla storie, che da sempre sono vincenti. Lo ha fatto Quinta do Vallado nella valle del Douro, in Portogallo.
L’enoturismo per loro andava già bene, ma volevano qualcosa in più: per cui hanno fatto compilare un questionario di gradimento (la prima fase fondamentale: quella dell’ascolto) da dove è emerso che la visita era troppo lunga, troppo tecnica e frammentata. Quindi hanno prima di tutto accorciato il tour e poi, come degli sceneggiatori, con l’aiuto di un gruppo di studenti di turismo hanno scritto un racconto che pescava nelle storie di famiglia, illuminando la figura di un’antenata a fare da filo conduttore. Così hanno creato un tour istruttivo ma interessante, divertente e soprattutto originale, perché basato sulla vera (e unica) storia della cantina. È un lavoro? Certo. Ma il risultato è parlare della vostra storia, con la vostra voce.
Accogli i turisti davvero
Infine, dopo aver creato un’esperienza memorabile, non dimenticare il lato pratico e quello empatico. Se vuoi ottenere post, recensioni e segnalazioni, crea almeno un angolo instagrammabile. Pensi sia troppo? Per capire come si stanno muovendo all’estero, ecco qualche esempio: Pez Playa, un ristorante a Maiorca progettato solo per essere instagrammabile: “The restaurant has been specifically designed with Instagram in mind.” Oppure gli articoli sulla winery più instagrammabile al mondo (spoiler: è in Napa Valley) e su quelle più fotografabili in Sonoma County. Fornisci la cantina o la sala di degustazione di un Wi-Fi stabile e veloce; ricorda il nome della rete e l’eventuale password con cartelli e volantini; ricorda sempre anche i tuoi account social e l’hashtag che vorresti usassero. Secondo i dati di Roberta Garibaldi, esperta e docente di turismo enogastronomico, enoturismo e cultura, il 71% dei turisti enogastronomici condivide la sua esperienza sui social, percentuale che sale all’85% nel caso di Millenials e Generazione Z:
Infine, non dimenticarti di accogliere il turista con vero calore. Ricorda Mafe De Baggis in questo recente post:
I nuovi occhi che ci servono, dopo tre mesi di forzata chiusura, conviene aprirli qui: quanto sono vitali i nostri luoghi? E soprattutto quanto siamo davvero disposti a condividere la nostra energia vitale con chi viene da fuori? Perché se il turista è solo un portatore di reddito e non un ospite è arrivato il momento di guardare in faccia questa realtà e accettarne le conseguenze.
L’argomento ti interessa? Contattami se vuoi un aiuto sulla tua presenza social, l’assessment dei tuoi canali e la strategia per ripartire.
Guarda il mio intervento sul turismo del vino a BTO2020