Ho conosciuto la Val di Fiemme grazie a un’amica che lì vive e lavora. È stata una parte importante della mia rieducazione alla montagna. Nata al mare, ho sempre creduto di non amare i monti. Quando, non sopportando il freddo (ed essendo pure una discreta pippa) ho smesso di sciare, per me la montagna ha cessato di esistere.
E invece. Ho scoperto le passeggiate, l’aria, i panorami, il cibo (il cibo!) gli hotel bellissimi, l’ospitalità che, ahimè, è così difficile da trovare nella mia Liguria. Montagna: cammino per chilometri, mangio benissimo, dormo come un pupo. E la famiglia la pensa come me. Come avevo fatto a privarmene, fino a quel momento?
Se andiamo d’inverno, è una win-win situation: gli altri due sciano, io cammino per chilometri. Sola. Nel silenzio. Potete immaginare nulla di più rilassante? D’estate, ci sono le passeggiate tutti insieme (e le piscine). Questa volta però vi consiglio di andarci nella famosa ‘mezza stagione’. Perché in Val di Fiemme hanno preparato i Green Weekend, finesettimana bellissimi per tutta la famiglia: dalle arrampicate sugli alberi modello Barone Rampante, alle bici elettriche, alla full immersione di yoga. Con offerte interessanti: se volete festeggiare la prossima fine della scuola o non riuscite ad aspettare le vacanze (io no: quest’anno sono esausta) le trovate qui.
Ora, i consigli.
Noi siamo stati ospiti dell’ Eco Park Hotel Azalea: familiare ma curatissimo e come suggerisce il nome attento all’ambiente. In cucina trovate la meravigliosa Paola che conosce tutti i segreti delle erbe aromatiche e officinali di montagna e le va a raccogliere per cucinare e per preparare infusi (ma no, lei è una persona come si deve: non lo chiama fare “foraging”, come certi fighetti illuminati sulla via della campagna. Mia nonna e mia zia, che ho seguito per anni nei campi a raccogliere le erbe per il ripieno dei tortelli, approverebbero). Già che ci siete, provate il massaggio shiatzu e anche le lezioni di yoga, che si tengono una casa luminosa vista monti a pochi passi dall’hotel. Perché è vero che lo yoga fa bene sempre, ma se per una volta, invece che nella solita palestra umida in un sottoscala, lo fate in un bel posto, meglio. Oppure passeggiate. Partendo dall’hotel, senza bisogno dell’auto, potete andare a vedere la cascata, bellissima (20 minuti, mezz’ora al massimo: occhio però che al ritorno è tutta salita!) oppure ammirare la vista del Cermis salendo alla Pagoda, e da lì poi potete proseguire per campi verdissimi fino a sera. Oppure arrivare al vicino paese di Castello di Fiemme. No, il castello non c’è più, ma è bellissima la vista dalla chiesa arroccata in cima al paese, quando siete arrivati. Occhio che il primo pezzo del percorso costeggia la strada, ma per poco: dopo qualche minuto, passato l’ospedale del paese, tagliate per i sentieri ed è fatta.
Altri consigli? Una passeggiata in paese, per fare shopping di prodotti tipici e, soprattutto, iniziare a scoprire le opere di Marco Nones, artista che vive e lavora qui e dal territorio e dai suoi materiali – legno, terra, ma anche i favi delle api – trae l’ispirazione e la materia prima per le sue opere. A proposito: se proprio a scappare in Trentino non ce la fate e siete blindati a Milano, fino al 28 maggio potete visitare la bellissima mostra a lui dedicata a Robecco sul Naviglio.
Capitolo cibo e vino, uno dei miei preferiti: all’hotel si mangia molto bene (vedi sopra quello che dicevo di Paola) e ci sono ottime opzioni vegetariane e vegane. Ma già che siete in zona, consiglio vivamente una cena allo stellato El Molin di Alessandro Gilmozzi. Tip: se non amate stare a tavola molto o avete bambini con voi che dopo l’antipasto “mamma, quando ce ne andiamo?”, prenotate al bistrot anziché al ristorante: stessa – eccellente – qualità in un’atmosfera più semplice, adatta anche ai più piccoli.
Vino: dopo averla tanto studiata per l’esame sommelier, potevo non sconfinare nell’attigua Val di Cembra e andare a trovare il gruppo dei Cembrani DOC? Il consorzio di produttori della zona, tutte aziende a conduzione familiare (cinque cantine e due distillerie) che mi hanno guidata, prima letteralmente ossia sul pick-up di Nicola Zanotelli, presidente del consorzio, che mi ha portato in giro per le vigne, e poi tramite splendidi assaggi, alla scoperta dei sapori del territorio. Se pensate che per me le bollicine-non-francesi significano quasi esclusivamente il Trento Doc, amo i bianchi profumati e minerali e ho una passione divorante per il Pinot nero, avrete già capito la gioia della degustazione: ero decisamente nel posto giusto. Una sorpresa, di bellezza (sono ligure: le vigne in salita e i muretti a secco, simbolo della viticoltura eroica della Val di Cembra, mi commuovono come fossi a casa mia), di simpatia e professionalità. Persone giovani, brillanti, preparate, che – stupore, in Italia – parlano le lingue e s’impegnano a promuovere il loro territorio (a proposito, anche se in ritardo: brava a Mara Lona, che oltre a essere una delle anime del consorzio è diventata recentemente vicepresidente dell’Apt).
Prenotate una degustazione (o, ancora meglio, una merenda): non ve ne pentirete, giuro! E sono certa che come me amerete il 708KM bianco e rosso. 708 chilometri come la lunghezza dei muretti a secco che sostengono terrazze e viti; due blend dei vini più rappresentativi della zona, scelti ogni anno alla cieca e in proporzioni variabili tra tutti quelli prodotti dai consorziati. Il simbolo di un’unità fra i viticoltori che è reale e non solo di facciata.
Infine, le date: andate quando volete, ma sappiate che i Green Weekend finiscono a giugno e che il 2 luglio c’è Baite Aperte, 12 degustazioni itineranti fra 12 baite (magari ci vediamo lì, tra una baita e l’altra…)
Mara Lona says
è stato un vero piacere averti qui!!! ti aspettiamo ancora, magari proprio per le Baite Aperte 😉
blimunda says
Magari! Ci provo!
vivereinblu says
Ottimi consigli…
blimunda says
Grazie! Spero davvero siano utili a chi vuole fare un giro in zona