Durante i lunghi mesi di lockdown molti produttori, anche quelli che finora non avevano esplorato le possibilità del digitale, si sono lanciati giocoforza in un programma di degustazioni virtuali o di semplici talk su Facebook e Instagram per raccontare la propria azienda e i propri prodotti. Ne ho parlato già qui e a proposito: i creatori di una delle iniziative più precoci e più di successo, #Stappatincasa, sono usciti proprio in questi giorni con un libro che racconta un’esperienza a suo modo straordinaria (e i proventi andranno alla Croce Rossa di Bergamo).
Tutto bene, tutto utile per dare una spinta alla digitalizzazione del mondo del vino, che in Italia procede ancora a rilento. Ma ora che è passata l’emergenza, almeno si spera, e che molti produttori si stanno di nuovo organizzando, pur con le difficoltà del distanziamento, per proporre di nuovo enotour e degustazioni in cantina, conviene riflettere su una Fase 2 (anche qui!) delle degustazioni online. Perché, sebbene mi auguro con tutti noi che l’enoturismo e gli assaggi in cantina possano riprendere rapidamente come prima, penso anche che molte degustazioni possano essere fatte a distanza. Ma meglio di come sono state fatte finora. Ovvio: l’emergenza, la scarsa preparazione, la fretta: ognuno ha fatto del suo meglio con il materiale e le competenze di comunicazione che aveva a disposizione. Ma le degustazioni virtuali sono qui per restare e possono diventare un’altra arma di marketing e comunicazione. Solo, bisogna fare uno scatto di qualità. Ad esempio, ecco cosa ho osservato in questi mesi.
Degustazioni online? Ci vuole il vino!
Sembra una banalità, ma è stata la banalità più disattesa. Ragazzi, se facciamo una degustazione, anche a distanza, ci vuole il vino. Punto. Sopra, un bell’esempio: il graditissimo pensiero di Tenuta I Fauri, che proprio mentre smaniavo perché non vedevo il mare da quasi tre mesi, mi ha inviato il suo delizioso Pecorino insieme a pesciolini freschi, farina, limone per la frittura e sì, pure una manciata di sabbia. Comunque: non è pensabile, anzi, è quasi surreale, ascoltare per un’ora, quando non sono due (aiuto!), qualcuno che parla di un territorio e alla fine degusta tre vini che tu non hai nel bicchiere. Le dirette o i video “a secco” vanno riservati per le conversazioni più teoriche, per l’esplorazione del territorio, magari con l’aiuto di alcune (poche) slide, per la narrazione della storia dell’azienda. Quando si arriva al vino, però, bisogna averlo tutti nel bicchiere. Il che comporta costi (compensati però dal mancato affitto della sala, ad esempio, o dagli spostamenti di relatori e partecipanti, non più necessari) e logistica. Soluzioni: la migliore è, ovviamente, nel caso di eventi riservati alla stampa e agli operatori, mandare il vino a casa con buon anticipo. Ho partecipato recentemente a una degustazione di Abbazia di Novacella con il vino sulla mia tavola e tutte le informazioni per servirlo alla temperatura corretta: perfetto. Ma nel caso di eventi più affollati, quando inviare il vino a tutti diventa complicato, si può anche indicare a chi si è registrato all’evento, sempre in anticipo, le etichette che verranno degustate e lasciare ai partecipanti la scelta se acquistarlo o meno. Lo ha fatto per tutto il lockdown Italian Wine Academy ad esempio, con gli assaggi in inglese del lunedì. Insomma, indicate con almeno una settimana di anticipo il vino che verrà assaggiato e magari anche un paio di link dove acquistarlo online. Così tutto acquista un senso. Altrimenti guardare col bicchiere vuoto il video di qualcuno che beve può essere parecchio frustrante.
Degustazioni online: facciamole brevi e mirate
Nella mia recente intensa esperienza di docenze online ho verificato che due ore di lezione a distanza sono il massimo che formatore e partecipanti possono sostenere. Meno è meglio. Io terrei la degustazione entro un’ora al massimo, tra introduzione, assaggi e domande finali. Altra cosa: meglio diversificare temi, argomenti e linguaggio per il tipo di pubblico. Nella proposta, nel titolo, nell’invito specificate sempre se si tratta di una degustazione “tecnica”, per addetti ai lavori, oppure più giocosa, leggera, descrittiva, dedicata a tutti. Ricordate: le persone vi perdonano molte cose, ma non di annoiarle a morte. Ancora: meglio preparare degli appunti, perché non sempre si riesce a parlare a braccio senza perdersi. E se si mostrano delle slide, sarebbe bello caricarle da qualche parte per chi volesse riguardarle con calma.
Degustazioni online: curiamole un po’ di più
Sono state le prime volte per molti e parlare in pubblico è un mestiere dal vivo, figuriamoci in digitale. Per cui andava pure bene che i video fossero artigianali, la luce troppo bassa, l’inquadratura un po’ storta e la dizione non impeccabile. Erano il prodotto di un entusiasmo genuino, di un’emergenza, di una sincera voglia di condividere. Ora però basta. Meno video, meno dirette, meno di tutto, ma fatto meglio. Nel mio libro Social Media Wine trovate molti suggerimenti per realizzare ottimi video e podcast. Riassumendo, per una ripresa statica come quella frontale, cioè durante una spiegazione e degustazione, possono bastare un microfono esterno, un cavalletto per lo smartphone e una bella luce. E siccome molti vedranno il video in diretta ma altrettanti, se non di più, lo recupereranno in un secondo momento, dedicate un po’ di tempo dopo la diretta all’editing: i sottotitoli, ad esempio, sono sempre molto graditi. Utilissimo anche creare un format – una breve sigla, degli elementi grafici ricorrenti – che identifichino dai primi secondi il video come vostro. E pensare a delle scritte in sovrimpressione che punteggino il video per sottolineare i concetti più importanti, come fossero delle ancore per gli occhi. Ne ho trovato utili esempi nel MOOC sullo Champagne del Comité de Champagne, qui sotto.
Questi, infine, sono i suggerimenti dei miei bravissimi studenti del Master in Comunicazione in enologia e territorio della Cattolica di Brescia, ne trovate altri sulle Stories di @calicivirtuali.
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